Le acque del Vera hanno costituito storicamente la risorsa più importante per lo sviluppo dei centri di Tempera, Paganica e Bazzano: l’acqua, con un salto di pochi metri di caduta, sviluppava energia e costituiva fonte di vita per i campi della pianura limitrofa, ma ha anche permesso l’insediamento umano ed il suo sfruttamento come forza motrice, con l’impianto di una serie di micro industrie già a partire dal XV secolo.
Nei secoli sono state avviate una pluralità di attività produttive artigiane, alcune legate comunque all’agricoltura, es. i mulini, altre invece più specializzate, come le cartiere, la rameria e le valchiere (o gualchiere, ben tre, in funzione a Tempera fino ai primi del 1900, poi demolite per far posto ad altri edifici).
I mulini erano utilizzati per la macinazione del grano, attività predominante a Tempera fino al XVIII secolo.
La cartiera “vecchia” è uno dei più antichi manufatti a carattere produttivo insediati nell’area, tanto che la sua attività di produzione è specificata in un atto notarile del 1717. Queste varie testimonianze dell’intensa attività che in passato caratterizzava l’area e che purtroppo sono state gravemente danneggiate dal sisma del 2009 si possono incontrare seguendo il corso del fiume: nei pressi delle sorgenti situate a Nord-Est dell’abitato di Tempera (le “Sorgenti Tempera”), è presente quella che un tempo era una cartiera; una seconda cartiera, poi adibita a pastificio, si trova nei pressi del secondo gruppo di sorgenti (“Sorgenti Capo Vera”), localizzate a Sud-Ovest del precedente.
All’interno dell’abitato è presente il complesso che fino alla metà del secolo scorso ospitava uno svecciatoio, un mulino ad acqua ed una rameria. Poco più a valle era situato un altro mulino per il frumento ed infine era presente nel passato una gualchèria per l’infeltrimento dei panni di lana.
L’acqua del Vera nel tempo è stata utilizzata non solo per gli usi industriali: da sempre è stata sfruttata ed, in parte, lo è tuttora, per l’irrigazione di orti e campi e, nel corso degli anni, sono state realizzate una serie di opere per la raccolta ed il trasporto dell’acqua: opere di presa e di derivazione, vasche di raccolta e di alimentazione, canali in quota per l’irrigazione dei terreni più elevati (canale Santini) e chiuse di regolazione.
Le sorgenti del fiume Vera sgorgano al piede dei rilievi carbonatici del massiccio del Gran Sasso, da cui traggono alimentazione, e sono caratterizzate da un’estrema stabilità del regime, testimoniata da una portata praticamente costante nel corso dell’anno.
Le sorgenti del fiume Vera sono costituite da due gruppi di emergenze principali (sorgenti Tempera e sorgenti Capo Vera), distanti tra loro circa 500 m in linea d’aria, con nove scaturigini, distribuite a quote variabili tra 635 e 660 m s.l.m., e numerose altre piccole risorgenze delle polle principali.
Le vere sorgenti si trovano più in alto e più internamente: esse, dopo aver formato una fitta rete idrografica, si riuniscono in un unico fiume denominato “Vera”, che, dopo circa 3 km, confluisce nel Raiale, affluente di sinistra dell’Aterno.
La relazione con la falda basale del Gran Sasso è elemento di garanzia per la qualità e la quantità dell’acqua del Vera.
Le sorgenti sono ambienti di particolare interesse idrologico e biologico, sia perché rappresentano una risorsa idrica essenziale, sia perché sono tra i più importanti habitat d’acqua dolce continentale, ospitando tra l’altro una fauna peculiare, spesso ad alto tasso di endemismo.